Il ripristino funzionale dei quadranti posteriori del mascellare superiore edentulo rappresenta da sempre una sfida biologica e biomeccanica. L’espansione pneumatica del seno mascellare, unita alla frequente carenza verticale di tessuto osseo, obbliga spesso il clinico a scegliere procedure avanzate – rialzi di seno, innesti autologhi o impianti pterigoidei – che, sebbene efficaci, presentano maggiore invasività chirurgica, costi più elevati e tempi di guarigione prolungati. Negli ultimi anni, la filosofia “one fixture‑two molars”, basata sull’impiego di un unico impianto oversize posizionato in sede premolare e destinato a sostenere una protesi a tre elementi con voladizzo distale controllato, si è proposta come alternativa minimamente invasiva. Il sistema implantare Syra Magnum e il framework rinforzato in fibra Trilor Arch, entrambi sviluppati da Bioloren, costituiscono il fulcro di questa soluzione e sono stati oggetto di una ricerca prospettica che ne ha valutato le performance cliniche e radiografiche a due anni.

Obiettivo dello studio

Lo studio mirava a verificare la fattibilità, la sopravvivenza implantare e la stabilità ossea marginale associata a:

  • un unico impianto conico in titanio grado 5, diametro 5 mm e lunghezza 8,5–10 mm (Syra Magnum) inserito in posizione premolare;

  • una protesi avvitata a tre corone con cantilever distale di 10–12 mm;

  • due tipologie di framework, di cui uno metal‑composite convenzionale e l’altro in Trilor Arch®, tecnopolimero rinforzato con fibre di vetro ad alta resistenza flessionale.

Materiali e metodi

Selezione dei pazienti

Sedici adulti (11 donne, 5 uomini; età media 58 anni) presentavano edentulia distale bilaterale o monolaterale nel mascellare superiore con spessore osseo residuo insufficiente per inserire due fixture standard senza rigenerazione. Tutti erano in buona salute sistemica e non fumatori o moderati (<10 sigarette/die).

Protocollo chirurgico

Gli impianti Syra Magnum sono stati collocati sotto guida tomografica e chirurgia a lembo convenzionale; la stabilità primaria era compresa fra 35 e 45 Ncm. Si è adottata guarigione sommersa per 3 mesi in D3 e 5 mesi in D4, evitando carico immediato per favorire l’osteointegrazione sulla macrogeometria conica e sulle spire autobloccanti dell’impianto.

Protocollo protesico

Alla riapertura, si è proceduto alla rilevazione digitale dell’impronta con transfer dedicato e alla realizzazione di abutment in titanio personalizzati presentanti scanalature anti‑rotazionali. Otto strutture metalliche Ni‑Cr micro‑fuse e otto strutture in Trilor Arch sono state cementate sugli abutment e rivestite con composito micro‑ibrido stratificato in una matrice in silicone: ciò ha garantito polimerizzazione omogenea, assenza di bolle e contatti occlusali precisi. Il torque finale di serraggio delle viti protesiche è stato impostato a 25 Ncm, con controllo radiografico di baseline.

Criteri di valutazione

Le valutazioni sono state condotte a 6, 12 e 24 mesi e hanno incluso:

  • sopravvivenza implantare e protesica;

  • complicanze biologiche (mucositi, peri‑implantiti) e meccaniche (allentamento viti, fratture);

  • analisi radiografica standardizzata con distanziatore individuale, per misurare la perdita ossea marginale mesiale e distale rispetto al giorno del carico.

Risultati

Sopravvivenza e complicanze

Alla revisione biennale tutti i 16 impianti Syra Magnum risultavano osteointegrati e funzionali. Non è stata osservata alcuna perdita di protesi. Tre soli eventi avversi (19 %) sono stati registrati: due allentamenti di vite protesica, risolti con retorque e applicazione di gel antisvitamento, e un caso di peri‑implantite trattato chirurgicamente con decontaminazione laser‑assistita e innesto osseo xenogeno.

Perdita ossea marginale

La perdita ossea cumulativa media a 24 mesi è stata di 0,45 ± 0,44 mm, con valori individuali compresi fra 0 e 1,3 mm. Tali dati rientrano ampiamente nei parametri di successo implantare e non differivano statisticamente tra i due gruppi di framework, benché l’analisi descrittiva suggerisse una tendenza a minori variazioni nei manufatti in Trilor Arch.

Considerazioni sui materiali

Il core in Trilor Arch, grazie alla sua matrice a fibre continue di vetro e resina poli‑aril‑etere‑eter‑chetone (PAEK like), ha evidenziato un modulo elastico intermedio fra lega metallica e tessuto osseo, favorendo la distribuzione uniforme delle forze sul cantilever. Ciò potrebbe spiegare la bassa incidenza di complicanze meccaniche osservata e l’eccellente stabilità marginale. Il composito micro‑ibrido utilizzato in combinazione ha aumentato la resistenza all’usura, garantendo estetica ottimale nelle regioni premolari e molari.

Discussione

Vantaggi clinici
  1. Minore invasività: l’adozione di un singolo impianto oversize evita procedure di rialzo del seno, riducendo morbilità post‑operatoria e tempi di trattamento.

  2. Efficienza economica: minori sedute chirurgiche e protesiche si traducono in costi inferiori sia per il professionista sia per il paziente.

  3. Ottimizzazione biomeccanica: il diametro di 5 mm del Syra Magnum, unito al design conico, offre superficie portante maggiore e migliore dissipazione dei carichi assiali e laterali; il framework in Trilor Arch replica il comportamento flessurale dell’osso corticalizzato, diminuendo i picchi di stress nella zona del collo implantare.

  4. Predicibilità: la sopravvivenza del 100 % e la perdita ossea marginale contenuta confermano la validità del protocollo nel breve‑medio termine.

Limitazioni dello studio

Il campione limitato e l’assenza di un gruppo di controllo randomizzato non consentono di trarre conclusioni definitive. Il follow‑up di 24 mesi, seppur incoraggiante, non è sufficiente per valutare il rischio di frattura del framework o di overloading osseo nel lungo periodo. Saranno necessari studi multicentrici con numerosità superiore e monitoraggio decennale per validare in modo conclusivo la metodica.

Implicazioni per la pratica quotidiana

La combinazione Syra Magnum + Trilor Arch di Bioloren offre al clinico un’alternativa veloce e biologicamente conservativa per riabilitare settori posteriori atrofici, mantenendo elevata soddisfazione estetica e funzionale. L’omogeneità dell’intero sistema, dall’impianto al framework, semplifica la catena di fornitura e riduce rischi di incompatibilità fra componenti di diverso produttore.

Conclusioni

I risultati preliminari dimostrano che l’uso di un singolo impianto Syra Magnum con cantilever distale, associato a un framework in Trilor Arch, costituisce una soluzione affidabile per il ripristino di due molari nei pazienti con limitata altezza ossea posteriore. L’assenza di fallimenti implantari, la bassa incidenza di complicanze e la ridotta perdita ossea confermano le qualità meccaniche e biologiche dei dispositivi Bioloren. In attesa di conferme a lungo termine, il protocollo “one fixture‑two molars” appare destinato a diventare un riferimento clinico per un’odontoiatria implantoprotesica moderna, minimamente invasiva e orientata al benessere del paziente.